Mi chiamo Marco Carosio, sono nato nel 1980 ad Alessandria. Ho ricevuto in regalo il mio primo computer nel lontano dicembre 1987 e da allora fu amore a prima vista. Sono cresciuto negli anni '80, un periodo storico che ricordo con grande nostalgia, quasi fosse un mondo utopistico, nonostante tutte le sue contraddizioni che ho imparato in seguito a conoscere meglio. In un certo senso credo di aver vissuto la parte più ingenua di quegli anni in quanto ero troppo giovane per apprezzarne le mode e la complessità, e forse è per questo che oggi provo tanta nostalgia quando rivedo cimeli di quell'epoca. E' come rivivere quei momenti una seconda volta, ma senza i pensieri e le preoccupazioni di bambino che il tempo e la maturità provvedono a cancellare.
Parlando del presente, oggi sono uno sviluppatore software, un lavoro che è sempre stato per me un hobby ed un interesse fin da giovanissimo (vedi anche le mie riflessioni: programmare ieri e oggi). Su questi aspetti non si finisce mai di imparare. Sono cresciuto in un epoca in cui il software era qualcosa di artigianale, mentre oggi ci sono metodologie industrializzate, framework e tecnologie che semplificano la vita. Guardare al passato può essere istruttivo e magari fornire utili spunti di conversazione, ma nel frattempo il mondo è andato avanti e bisogna tenersi al passo.
Mi interesso di tante cose, storia, retrocomputing, sostenibilità e attualità. Mi piace molto andare in bicicletta e leggere anche se il tempo a disposizione non è mai abbastanza e adoro la musica dal rock al metal. In passato ho anche suonato il basso elettrico fintanto che la vita me lo ha permesso, una passione iniziata nel 2001 ma poi accantonata per mancanza di tempo.
I miei eroi non sono cantanti o calciatori, ma mentori che parlano del mondo in senso critico e si sfrozano di mettere in luce i veri problemi di oggi e le soluzioni percorribili. Sono particolarmente sensibile alle problematiche delle nuove povertà, del volontariato, dell'educazione e dell'infanzia.
Gli anni '80 - Una fotografia ingiallita
Guardando alla mia infanzia, ricordo la scuola come qualcosa di semplice, la maestra era una ed insegnava tutto, i compiti erano tanti ma c'erano sempre un paio d'ore al giorno per giocare con i Lego. C'erano infatti delle priorità e non si parlava di iniziare a studiare prima delle tre e mezzo, magari le tre nei giorni più impegnativi. C'era poi lo sport: non andavo matto per gli sport di squadra, sebbene abbia militato per qualche tempo nella squadra di calcio della parrocchia. Preferivo sport individuali come nuoto e aikido. Erano tempi in cui ogni giorno era un interrogativo, non si sapeva mai con quale ginocchio sbucciato si sarebbe tornati a casa, il ghiacciolo si mangiava rigorosamente dopo un'affannosa corsa sotto il sole avedo cura di bere una gran quantità di acqua subito dopo, nonostante il monito degli adulti. Alla fine non è mai morto nessuno.
O quasi, perché presto o tardi arriva il giorno in cui ti regalano la prima mountain bike, ed è allora che si scoprono le reali potenzialità del mezzo. In bicicletta si poteva andare pressoché ovunque, si potevano coprire distanze in tempi record, salire e scendere dai marciapiedi, fare salti nel cantiere del centro commerciale in costruzione, trasportare amici e perfino fare le scale! Tutto questo fino al giorno in cui qualcuno non ci lascia i denti.
Ricordo che allora il mio mondo era piccolo, delimitato dalle quattro vie principali del quartiere. La televisione mi parlava di posti remoti e vomitava notizie di personaggi a me ignoti all'epoca. Si parlava dell'invasione di Panama (1984), della Perestroika, della questione mediorientale e del disastro nucleare di Chernobyl, ma il mondo di un bambino era totalmente impermeabile a quelle vicende, come se fossero riferite a luoghi immaginari. Forse proprio perché nella loro ingenuità i bambini avrebbero saputo risolvere quei problemi meglio di molti altri politici del tempo.
Gli anni '90 - Un filmino in technicolor
Gli anni '90 segnano l'inizio di un nuovo tempo. Con la caduta del Muro si inizia a parlare di globalizzazione, finisce la Prima Repubblica insieme a Tangentopoli, muoiono Falcone e Borsellino, scoppia la prima guerra del Golfo Persico, esplode il fenomeno Grunge e le boy band. Arrivano i primi telefoni cellulari GPS, le TV trasmettono X Files e Beverly Hills 90210, nascono nuove tendenze musicali e sui computer arriva Windows 95. Il mondo sembra volersi modernizzare abbandonando per sempre quel gusto un po' kitch che aveva caratterizzato il decennio passato. Tuttavia il mondo là fuori è ancora un mistero e resta soltanto un pretesto per fare conversazione con i grandi. A 11 anni iniziavamo a credere di sapere come gira il mondo e volevamo sentirci già più grandi, complice forse la pubertà che avanzava. L'esperienza delle scuole medie poi non poteva essere di grande aiuto. Quasi nessuno ricorda quegli anni di instruzione come un'esperienza edificante. Tra i compiti di scuola ed il gioco con gli amici inizia a delinearsi la figura del nerd, un'esperienza troppo complessa per poter essere spiegata in quegli anni e della quale ho potuto prendere coscienza solo dopo vent'anni. Poi grazie a Dio si cresce e si scopre che è possibile divertirsi senza farsi male, impegnarsi in qualcosa di serio e che non siamo tutti maschietti a questo mondo (e di nuovo grazie a Dio). Come tutti i ragazzi dell'epoca ho frequentato l'oratorio del quartiere, che dopo l'alluvione che colpì Alessandria il 6 ovembre 1994 fu ricostruito, ed è prorio in quegli anni che è nata la grande compagnia che iniziai a frequentare. Sono stati anni di grande impegno, in cui la compagnia non è stata soltanto un gruppo di ragazzi con cui uscivo il sabato sera, ma anche e soprattutto un contesto educativo e formativo. Essendo un gruppo numeroso, quado ci spostavamo sembrava di assistere ad una trasumanza, invadevamo i locali che erano puntualmente pieni al punto di scoppiare, e dopo le dieci di sera le birrerie erano inaccessibili.
Con la fine degli anni '90 si conclude anche il ciclo delle scuole superiori, si esaurisce quella immensa miniera di tempo libero che allora sembrava già esiguo, si inizia a parlare di scelte universitarie e di vita. I lunghi pomeriggi di ozio in compagnia, le campagne ad Advanced Dungeons & Dragons, i videogiochi: tutto ciò ha dovuto necessariamente essere relegato nei sempre più esigui momenti di svago perché il tempo libero era diventata una risosra indispensabile per formarsi, studiare, conosce, crescere.
Il nuovo secolo - Una foto in digitale
Il XXI secolo si apre nel peggiore dei modi. A vent'anni eravamo idealisti, sapevamo ancora poco del mondo ma avevamo una forte convinzione che il mondo dovesse necessariamente cambiare. La fobia della mucca pazza si era ormai sopita ma dal susseguirsi crolli borsistici, crisi e speculazioni nasceva il sospetto che ci fosse qualcosa di tremendamente distorto nel concetto di economia. Il crollo delle Torri Gemelle e l'ascesa dell'Alqaedismo, il permanere di un clima di tensione nell'area medio orientale, le pandemie e le catastrofi naturali, i cambiamenti climatici e le ondate di calore del 2003 segnano la parola fine al tempo relativamente tranquillo dell'adolescenza. L'esperienza dell'università apre il nuovo decennio con molte aspettative, una delle quali era trovare un lavoro e farsi strada nella vita. Chi avrebbe mai immaginato che il concetto di benessere dei decenni passati potesse svanire così rapidamente per far posto ad un nuovo modello basato sul precariato.
Gli anni dell'università portarono anche esperienze costruttive, piccole e grandi vittorie e sconfitte. Un giorno di gennaio, passando per la segreteria studenti dell'università, il bando del programma Erasmus sembrava appeso lì ad aspettare me. Non riuscendo a resistere alla curiosità ne presi una copia, totalmente scettico sulle mie possibilità effettive di vedere il mio nome in graduatoria e quasi convinto che quella domanda sarebbe rimasta impilata tra le cose da fare, come una cosa fatta per scherzo.
Ed invece, il 21 settembre 2003, dopo aver partecipato alla festa di nozze di due amici, tornai a casa e vidi la valigia pronta per l'indomani, pronta per iniziare il viaggio in Scozia. Un anno lontano da casa, dagli amici e dalle proprie abitudini, con poche informazioni e un po' di perplessità che portano a chiedersi come si sia potuti arrivare a tutto ciò. Ed invece si aprì una nuova parentesi di un anno, un'esperienza unica ed importante nella città di Aberdeen.
Due anni dopo il rientro in terra natia seguì la discussione della tesi di laurea magistrale in informatica, una delle tante sorprese o brutti scherzi che l'allora ministro dell'istruzione Moratti ci riservò. La routine degli studi universitari lasciò in breve tempo il posto alla routine del lavoro, intervallata saltuariamente da nuovi hobbies, persone e fatti che plasmarono col tempo ciò che sono.
La parentesi più importante è iniziata nel settembre 2005, quando ho iniziato a studiare e praticare i balli caraibici. Nel corso degli anni ho conosciuto diversi maestri, da ciascuno dei quali ho appreso molto. I balli sociali sono una valida alternativa al caos delle discoteche, soprattutto in un era in cui il contatto umano spaventa tanto e la socialità è messa in crisi dalle nuove forme di comunicazione e modelli di divertimento.
Il giro dei trenta - una foto sul cloud
Il 2010 è stato l'anno della svolta. Passare i trent'anno è un traguardo psicologico importante. Non ci si sente ancora adulto ma allo stesso tempo si inizia ad avvertire che è finito il tempo "del dolce stare in mare quando sono gli altri a far la direzione". Passare i trenta è stato come rivivere l'angoscia che da bambino provavo rompendo un giocattolo. Il gioco rimaneva davanti a me seppur in pezzi, potevo giocarci ancora ma non sarebbe più stato lo stesso. Il lavoro, la casa e la famiglia sono diventati i punti fissi intorno ai quali dovevo pianificare la mia vita ed in funzione dei quali prendere le decisioni. Lasciare la casa paterna ed abbandonare l'ambiente in cui sono sempre vissuto ha comportato rinunce necessarie ma andava incontro ad un bisogno di indipendenza. Nel 2013 mi sono sposato e da quel giorno la consapevolezza che la vita dei grandi era lì ad attendermi è aumentata. Solo che da quel giorno siamo in due.
Da due siamo poi passati a tre e poi quattro quando la vita ci ha fatto il grande dono di diventare genitori. Nel frattempo persone care hanno lasciato il passo, quasi a voler fare posto nel mondo ai nuovi arrivati, ed è stato allora che c'è stato il cambio generazionale. Non ero più il bambino, il figlio, il giovane o la nuova generazione. I genitori hanno preso il posto degli anziani ed io ho preso il loro. Prendere atto di questo cambiamento non è stato automatico perché fino ad allora non avevo conosciuto nella vita altra condizione diversa da quella di essere figlio.
E' stato pressapoco come quando si finiscono le scuole e ci si domanda se davvero da domani non ci saranno più compiti da fare al pomeriggio.