Tributo a Wes Craven
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Oggi il mio ricordo va ad uno dei registi che maggiormente hanno contribuito ad alimentare il mio immaginario di adolescenze: il maestro Wes Craven. Il 30 agosto del 2015, un tumore al cervello se l'è portato via e con lui i numerosi progetti che ancora ribollivano nella sua immaginazione. La dipartita di Wes Craven è stata un duro colpo per l'industria del cinema horror, ormai dominata da splatteroni infarciti di elementi di survival horror e bambini spiritati, che nel complesso esibiscono poco stile e molta ripetitività.
Fare paura è un'arte e Wes la sapeva padroneggiare molto bene. Non basta inserire figure che escono improvvisamente dal buio, di solito all'unisono con un effetto sonoro da pelledoca, braccia che spuntano da sotto il letto proprio mentre il protagonista alza lentamente la coperta per controllare, o scene di alta macelleria per impresionare il pubblico. Tutto ciò può funzionare per poco tempo, ma ormai il pubblico si aspetta di tutto e questi trucchi rischiano di cadere nella ripetitività. I personaggi di Wes invece spaventavano proprio per quello che non succedeva intorno a loro.
Teen pop e jacked potato
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E' bizzarro pensare a come le strade di una stella del pop britannico e di una patata farcita possano incontrarsi e ancor più lo è se si pensa ai danni che questo incontro può causare. Forse non è tutta colpa delle patate farcite ma a volte la vita ti porta tanto in alto solo per vedere se davvero sai stare in equilibrio, attendendo il momento in cui cadrai. E' la storia di un quarantenne inglese Walthamstow, un piccolo sobborgo a circa 10 Km a nord est di Londra, di nome Brian Harvey.
Nella prima metà degli anni '90 Brian è stato il frontman della boy band inglese East-17, la crew che venne definita "la versione cattiva dei Take That" e che all'apice del proprio successo arrivò a vendere qualcosa come 18 milioni di dischi, riscuotendo molto successo tra i giovani grazie anche alle sue sonorità elettroniche e underground.
La band si sciolse nel 1998 per poi ricomporsi e successivamente sciogliersi di nuovo dopo meno di un anno. Dal 2006 la band si è riunita ed è di nuovo in attività, ma senza più il suo storico frontman Brian, e senza neppure un gran successo.
Home page al tempo del colera
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Creare un sito web può essere un'opera di ingegno notevole. Richiede doti artistiche per la grafica, un occhio tecnico nella scelta dei colori e doti da impaginatore per organizzare i contenuti. Come se non bastasse ci sono le implicazioni tecniche. Occorre notevole esperienza per progettare la struttura base che consente di separare il sito su diversi livelli. Quello dei dati, quello della sicurezza, le funzioni di accesso alle informazioni e la presentazione. Tutto ciò deve essere indipendente dal dispositivo, offrire un elevato grado di accessibilità verso i motori di ricerca (vabbé, diciamo pure Google!) e responsiveness. E giunti fino qui il lavoro non è ancora finito perché la sicurezza rende necessario un monitoraggio continuo e il rapido dispiego di soluzioni per arginare i problemi che man mano si presentano.
Per questi e molti altri motivi sono nati i CMS come Joomla, Drupal e Wordpress. Anche se questi ultimi sono i più utilizzati da chi progetta siti web, il loro ampio ventaglio di utilizzatori e sviluppatori attivi non li rende immuni da pecche e falle di sicurezza ma non per questo oggi qualcuno si sognerebbe di inventarsi soluzioni personalizzate o rinuncerebbe ai contenuti dinamici ripiegando su codice statico per difendersi dagli attacchi informatici. Questi e molti altri problemi erano del tutto sconosciuti a chi vent'anni fa scriveva pagine web.
Sviluppatori al tempo del colera
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Sebbene l'industria informatica sia relativamente giovane, nel corso degli ultimi vent'anni il processo di sviluppo del software ha subito un mutamento radicale, forse anche per mettersi al passo con un mondo che richiede processi sempre più industrializzati. Al confronto l'industria automobilistica, che vanta una tradizione più lunga, ha avuto molto più tempo per adattarsi e ancora oggi sforna prodotti non perfetti nonostante l'attenzione spesa per eliminare i difetti del prodotto in fase di progettazione.
Questo avviene anche nell'industria del software. Mentre vent'anni fa però le automobili si producevano già da tempo in scala industriale, i programmi che negli anni '80 e '90 usavamo non potevano beneficiare delle tecnologie e delle metodologie di progettazione odierne, semplicemente perché non esistevano ancora, tuttavia c'era un gran bisogno di software anche complessi e qualcuno doveva perderci il sonno e la salute per realizzarli.
Elvira, Mistress of the Dark
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Il titolo di indiscussa icona della cultura pop degli anni '80 va sicuramente ad Elvira, la Signora delle Tenebre. In realtà Elvira è molto più che la sexy eroina di commedie comic/horror e la presentatrice di una rubrica di film horror. Elvira incarna molti aspetti dell'immaginario e del fantastico, è la femme fatale degli anni '80, la sintesi di atmosfere contrastanti, ironia, macabro e attrazione fatale. Alla maniera di Zio Tibia, Elvira conduceva un programma contenitore, Movie Macabre, in cui presentava e commentava film horror comodamente distesa sul suo divano di velluto rosso, circondata da candelabri e arredi lugubri. Dal suo scranno di regina oscura presentava i film che al suo tempo rubavano il sonno dei suoi fedeli telespettatori che la adoravano per i suoi modi di fare ammalianti, leggermente ammiccanti pur rimanendo sempre consoni ad una signora. Per questo la ricordiamo con molto affetto.
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